Esitazione vaccinale: Cos'è e perché bisogna parlarne?

Probabilmente vi state chiedendo cosa sia l’Esitazione Vaccinale (o Vaccine Hesitancy se siete fan dell’inglese) e perché sia stata inserita nell’elenco delle dieci minacce alla salute globale, stilato dalla WHO (World Health Organization) nel 2019 accanto a pezzi da 90 come l’HIV, la Dengue e patogeni capaci di causare pandemie (immagino abbiate sentito parlare del SARS-CoV 2)[1].

Se è questo il caso siete nel posto giusto, cercheremo di darvi una risposta!

La definizione di Esitazione Vaccinale ha origine nel 2015 da un resoconto di un gruppo di lavoro del WHO creato appositamente per studiare questo argomento, ed è la seguente: “L’esitazione vaccinale si riferisce ad un ritardo o ad un rifiuto delle vaccinazioni nonostante la loro disponibilità. L’esitazione vaccinale è un problema complesso e contesto specifico, variando in base al tempo, allo spazio ed ai singoli vaccini. È influenzata da fattori quali la compiacenza/noncuranza, la comodità e la confidenza.”

Per semplificare potremmo dire che si definisce esitante qualunque soggetto che, pur avendo la possibilità di vaccinare sé stesso, o i propri figli, rifiuta, rimanda, ha paura o cerca di ricalendarizzare le dosi prestabilite. Questa è una definizione che raccoglie al suo interno un ampio numero di comportamenti, anche molto diversi tra di loro, ma che condividono un unico risultato, la mancata aderenza alle campagne vaccinali.
Perché questa definizione è così importante? Da una parte il mondo scientifico sente il bisogno di categorizzare qualunque cosa, dall’altra ci sono due punti da non sottovalutare. 

Il primo è di carattere sociale, negli ultimi anni quasi tutti gli argomenti di discussione si sono trasformati in scontri tra tifoserie, portando non ad un confronto ma ad un inasprimento delle posizioni. Questo è vero anche per i problemi sanitari, dove proprio l’argomento "vaccinazioni" ha trasformato i social in un campo di battaglia spietato tra coloro che sono a favore ed i contrari, no-vax, antivaccinisti ecc. Sembra quasi che tutto si riconduca ad una dicotomia tra chi ha ragione e chi ha torto, ma nella realtà non esistono soltanto il bianco ed il nero. La maggior parte delle persone che non aderiscono alle vaccinazioni non sono "no-vax", ma hanno semplicemente paura, hanno domande a cui non riescono a trovare risposta o hanno ricevuto informazioni contrastanti: il termine esitazione ci ricorda che sono persone con cui bisogna cercare il confronto e non lo scontro.

Il secondo è di carattere operativo: per poter affrontare un fenomeno bisogna comprenderlo, conoscerlo ed inquadrarlo, altrimenti tutti gli interventi o soluzioni che potremmo proporre sarebbero inefficaci, se non addirittura controproducenti. Se tu che stai leggendo pensi di riconoscerti in questo gruppo, indipendentemente da come tu abbia trovato questo articolo, prova a cercare nel sito VaccinarSì, potresti trovare risposte a molti dei tuoi dubbi.

I determinanti del fenomeno
Il primo passo è stato capire da cosa sia determinata l’esitazione vaccinale, ed è qui che è entrato in gioco il SAGE (Strategic Advisory Group of Experts on Immunization) del WHO, cioè un gruppo di esperti che ha stilato un modello per poter inquadrare i determinanti del fenomeno esitazione, da loro suddivisi in tre categorie[2].
Quella che abbiamo riportato è la versione del ECDC (European Center for Disease Prevention and Control) basata concettualmente sul lavoro del SAGE e su una revisione della letteratura sull’argomento. Questa parte sarà meno discorsiva della precedente, ma sui nostri canali social potrete trovare delle infografiche riassuntive sui concetti fondamentali. [3]

1. Determinanti contestuali
I “determinanti contestuali” sono quei fattori storici, sociali, culturali, ambientali, economici, politici e istituzionali che possono influire sulle scelte vaccinali nella popolazione. Gli elementi principali di questa categoria sono le teorie complottistiche, che includono la paura che i vaccini siano introdotti per contribuire agli interessi economici e/o politici delle case farmaceutiche e dei governi dei Paesi occidentali, e dalla convinzione che i vaccini siano adottati come una strategia per ridurre la popolazione mondiale.  Altri articoli riportano un’esposizione negativa ai media come determinante di esitazione, in particolare quando vengono riportate informazioni non verificate o mistificate a fini sensazionalistici, un problema decisamente attuale: basti pensare all’attuale bombardamento mediatico in merito ai vaccini anti-Covid. Tra questi determinanti è riportata anche la percezione che i vaccini siano imposti alla popolazione e violino i diritti umani.

2. Determinanti individuali e di gruppo
Le “influenze individuali e di gruppo” includono percezioni personali o convinzioni riguardo i vaccini e influenze derivanti dall’ambiente sociale. Uno dei determinanti principali in questa categoria è la convinzione che i vaccini possano non essere sicuri o che possano causare altre patologie, un caso emblematico è rappresentato dalla supposta relazione tra vaccini e autismo, smontata da anni grazie ad accurati studi ma tuttora presente nella popolazione. 
Un altro determinante riportato riguarda la scarsità di informazioni e conoscenze, sia in merito ai vaccini che alla malattia, portando a volte ad una percezione falsata del rischio da vaccinazione o della specifica malattia a cui la vaccinazione è mirata.
Anche la convinzione che una persona sana abbia un rischio molto basso di contrarre una malattia in forma grave e che, di conseguenza non ci sia bisogno della vaccinazione, è un fattore comunemente associato all’esitazione.
Giocano un ruolo importante le norme sociali e le pressioni da parte di famiglia e amici sono stati riportati come determinanti di esitazione, a differenza della accettazione della vaccinazione. Le norme sociali che influenzano le scelte vaccinali includono discussioni e chiacchierate informali con amici, familiari, coetanei, colleghi, o membri della propria comunità. Le fonti a cui ci si rivolge per ottenere informazioni giocano un ruolo importante: sebbene sia i genitori a favore che quelli contrari alle vaccinazioni affermino di essersi rivolti inizialmente al pediatra, si è visto come gli esitanti tendano a rivolgersi ad altre fonti, come i social o siti internet, cadendo spesso nel tranello di persone poco informate o malintenzionate.
Particolarmente noto in letteratura risulta essere anche la convinzione che la vaccinazione non sia naturale, insieme ad una dichiarata preferenza verso metodi di prevenzione alternativi come l’omeopatia.
Inoltre, risulta presente anche la convinzione che le malattie infettive dell’infanzia possano aiutare a rafforzare il sistema immunitario e che quindi non debbano essere evitate.
Altri fattori identificati sono stati la paura delle iniezioni e aver avuto una precedente esperienza negativa con i vaccini (personale o di amici e/o familiari). Sono state menzionate anche la paura e la convinzione che il corpo dei bambini non sia abbastanza forte da gestire gli effetti collaterali dei vaccini, insieme ad un senso di responsabilità nel caso accadesse qualcosa di negativo al bambino a seguito della vaccinazione.

3. Questioni specifiche relative ad un vaccino o alla vaccinazione
Alcune persone non percepiscono la necessità medica di alcuni vaccini, non avendo mai fatto esperienza diretta della gravità di alcune patologie, o non capendo l’utilità di vaccinare i ragazzi contro l’HPV, malgrado non abbiano la cervice quando in realtà anche loro possono diffondere il virus e sviluppare tumori.
In molti casi è stato riportato il problema dell’accesso (in termini di tempi o di disponibilità dei vaccini) e del costo: pensiamo a persone che lavorano e devono prendere un giorno di ferie per andare al centro vaccinale o portarvi i figli; a volte sono anche gli operatori sanitari stessi a non essere informati, perlomeno non al punto da riuscire a dare tutte le informazioni necessarie.
Alcuni studi si sono concentrati sul rifiuto rispetto ai nuovi vaccini e una conseguente paura che fossero basati su un numero insufficiente di test e di conoscenze, malgrado il controllo effettuato dalle agenzie europee e nazionali. Infine, la presenza di un risarcimento economico secondario a potenziali danni da vaccinazione, è un altro dei motivi che attribuisce una falsa pericolosità ai vaccini.

Conclusioni
Ora che abbiamo inquadrato l’argomento possiamo rispondere alla domanda iniziale, perché il problema dell’esitazione vaccinale è così importante?
In realtà la risposta è molto semplice: i vaccini sono tra gli interventi sanitari più studiati, sicuri ed efficaci che esistano. Ogni volta che una persona decide di non vaccinare se stessa o i propri figli corre un rischio evitabile per sé e i suoi cari.

Per questo, bisogna fare il possibile per convincere chi è ancora indeciso. Chiunque non sia vaccinato corre il rischio di contrarre malattie come il morbillo o la meningite, con la possibilità di andare in contro a severe conseguenze, anche fatali.
Ciascuno di questi eventi, ancor di più quando letali, potrebbe essere prevenuto grazie alle vaccinazioni ed è per questo che bisogna fare il possibile per convincere chi è ancora indeciso. Tuttavia, come detto in precedenza, l’esitazione vaccinale è un problema molto complesso e sfaccettato, di cui vi abbiamo dato solo una panoramica con questo articolo: continueremo a parlarvene e lo approfondiremo, ma nel mentre sentitevi pure liberi di scriverci le vostre domande, perplessità o curiosità, e faremo il possibile per rispondere.




Fonti / Bibliografia
  1. https://www.who.int/news-room/spotlight/ten-threats-to-global-health-in-2019

  2. Noni E. MacDonald,Vaccine hesitancy: Definition, scope and determinants,Vaccine,Volume 33, Issue 34,2015, https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0264410X15005009?via%3Dihub

  3. D'Ancona, Fortunato & Iannazzo, Stefania & Gianfredi, Vincenza & Cella, Paola. (2018). Parliamo di esitazione.10.2900/634794.https://www.researchgate.net/publication/324721669...